Una sentenza della Corte di
Cassazione interviene sul tema del matrimonio tra persone dello stesso
sesso: la Prima Sezione Civile è stata chiamata a pronunciarsi sul
ricorso presentato da una coppia di uomini di Latina che si erano
sposati a L'Aia, nei Paesi Bassi, e a cui era stata negata la
trascrizione del certificato di nozze, una volta tornati in Italia. La
sentenza afferma che "l’intrascrivibilità delle unioni omossessuali
dipende non più dalla loro inesistenza e neppure dalla loro invalidità
ma dalla loro inidoneità a produrre quali atti di matrimonio, appunto,
qualsiasi effetto giuridico nell’ordinamento italiano". Le coppie di
fatto sono quindi una realtà, ma non sono previste dall'ordinamento
giuridico italiano. Inoltre, la Suprema Corte interviene sui diritti
delle coppie di fatto, auspicando un “trattamento omogeneo a quello
assicurato dalla legge alla coppia coniugata“.
Come spesso accade, la sentenza della
Cassazione è stata "tirata" un po' a destra e un po' a sinistra: «Non
pretendiamo leggi rivoluzionarie – ha commentato Massimo Donadi, di
Italia dei Valori – ma che il Parlamento sia almeno in grado di leggere
la realtà sociale, comprenderne i mutamenti, e legiferare in maniera
conseguente»; per Paola Concia «il Parlamento deve colmare il vuoto
legislativo». Per il PdL, la sentenza «è piuttosto l’ennesima conferma
che l’ordinamento già riconosce ai conviventi, qualunque sia il loro
sesso, a legislazione vigente e sulla base di consolidata
giurisprudenza, una serie di diritti in tema, per esempio, di
registrazione anagrafica, di tutela della salute, di godimento di
alloggi popolari, di assistenza, di nomina di un tutore, di risarcimento
danni, e così via», dice Alfredo Mantovano.
Quello che salta all'occhio, in
realtà, è come, ancora una volta, la politica italiana sia rimasta
indietro, superata da una società in evoluzione, ma anche dai governi
esteri, che riescono a rispondere prima e più efficacemente alle
esigenze dei propri cittadini.
Gayin.tv